Arrivato da poco sugli scaffali per i tipi di Adelphi,
I fratelli Rico è un romanzo piuttosto particolare per i lettori di Simenon. Ambientato negli Stati Uniti degli anni '50 (fra la Florida, New York e la California), si presenta fin dal principio come un romanzo tipicamente americano. I fratelli Rico sono tre affiliati ad una grande associazione di stampo mafioso attiva in tutto il territorio americano. Eddie, quello più disciplinato e fedele, ha raggiunto un livello di potere ragguardevole nella zona del Golfo del Messico, e particolarmente in Florida. Cura gli affari con zelo ed è un uomo di fiducia per l'organizzazione.
Suo fratello Gino è invece un killer, inviato spesso a
fare pulizia nei casi difficili. L'ultimo, Tony, ha preso una pericolosa sbandata per una bella ragazza, e decide di lasciare l'organizzazione. Uno sgarbo impossibile da perdonare.
Eddie inizia un viaggio che lo porterà nell'estremo Sud Ovest, nel tentativo di trovare Tony per farlo espatriare. Questo viaggio è però anche un viaggio interiore, che fa vacillare le certezze del protagonista. Troppo tardi Eddie capisce di essere, lui stesso, soltanto una pedina nelle mani dei vertici mafiosi: ogni particolare è stato studiato fin dall'inizio, senza possibilità di cambiamento.
Portato sul grande schermo nel 1957 (il romanzo è datato 1952),
I fratelli Rico parte più lentamente del solito, e soprattutto il classico
rovesciamento che abbatte i protagonisti simenoniani non è una colpa diretta di Eddie. Il protagonista non ha particolari colpe, se non il peccato originale di essere entrato in un'organizzazione mafiosa. Paradossalmente il fratello Tony è il personaggio più vicino al cliché dello scrittore belga: la sua vita cambia per una decisione definitiva, presa volontariamente. È forse questo scivolamento dal ruolo di protagonista naturale a quello di comprimario che lascia un leggero senso di rinuncia. Simenon decide di sorprenderci, presentandoci invece un protagonista
malgré soi, involontario carnefice del fratello più coraggioso.
Una picocla postilla: non ho letto la recente edizione (2014) Adelphi, bensì quella di Mondadori che potete vedere nella foto qui sotto. Inevitabilmente la traduzione mi è sembrata datata, ma senza eccessi ridicoli.
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